Terremoto del 20 luglio 1883 Bellunese Io IX-X MCS – Me 5.8
Il terremoto avvenne il 28 luglio 1883 alle ore 21:25 locali e colpì con effetti distruttivi un’area molto limitata, corrispondente alla parte nord-occidentale dell’isola di Ischia, causando però un numero elevatissimo di vittime: complessivamente 2.333 persone. Di queste 625 erano turisti che al momento del terremoto (era la fine di luglio, in piena stagione estiva) si trovavano ospiti degli alberghi e delle ville nei centri più colpiti. Il territorio dell’isola era suddiviso in comuni, che avevano sede nei centri di maggiore rilievo: Ischia, Casamicciola, Lacco Ameno, Forio, Serrara, Barano. I centri più danneggiati furono Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, che riportarono danni valutati tra il X e il IX grado MCS. A Casamicciola fu distrutto circa l’80% del patrimonio edilizio, a Lacco Ameno il 70% e a Forio il 50%. Casamicciola fu il centro più colpito: all’epoca aveva circa 4.300 abitanti ed era un rinomato centro balneare e termale. Il terremoto distrusse completamente la parte alta del paese e causò danni ingenti e crolli anche sul litorale. Dei 672 fabbricati esistenti, 537 crollarono e i restanti risultarono tutti inagibili. 3 L’Hôtel Bellevue riportò lo strapiombo dei muri del piano superiore; a Villa Balsamo furono riscontrati crolli parziali e fenditure in tutte le direzioni. Il Monte della Misericordia crollò e Villa Maresca fu lesionata gravemente, mentre lo stabilimento balneare Belliazzi subì solo danni leggeri. 4 Lacco Ameno aveva 1.800 abitanti, residenti in 389 case: di queste, 262 crollarono e 102 furono danneggiate. Nella chiesa di Santa Restituta fu rilevato il distacco della facciata dai muri laterali. A Forio (che con la frazione Panza aveva circa 6.800 abitanti), le contrade Monterone e Tirone, che costituivano la parte alta del paese, crollarono quasi completamente; poche costruzioni resistettero alla scossa, fra cui la chiesa di Santa Maria di Loreto, di cui crollò il campanile, sfondando la volta sottostante. Nella contrada Monte la chiesa di Santa Maria del Monte fu danneggiata. Nella parte pianeggiante di Forio, in prossimità del mare, le case subirono gravi lesioni e crolli parziali. In località Monticchio molti edifici crollarono; nella chiesa del Purgatorio si aprirono profonde lesioni e in quella del Soccorso crollò la cupola. In località Bocca la chiesa di San Domenico e la casa annessa crollarono completamente; anche le case rurali furono seriamente danneggiate. Presso la spiaggia di Citara i danni alle abitazioni furono, invece, meno gravi.
In quasi tutti gli altri abitati dell’isola (esclusa la parte orientale) i crolli totali di edifici furono più limitati, ma ugualmente ci furono danni molto gravi, con numerosi crolli parziali e dissesti (effetti equivalenti al grado VIII MCS o di poco inferiori). Furono gravemente danneggiate anche le numerose case sparse sulla dorsale montuosa dell’isola. Il terremoto danneggiò fortemente Barano d’Ischia, nella parte meridionale dell’isola, che con le frazioni Moropane e Fiaiano aveva circa 4.600 abitanti: il municipio, la chiesa di San Rocco e alcuni palazzi signorili furono profondamente lesionati; la scossa causò anche lo sbilanciamento del campanile della chiesa parrocchiale. A Serrara la facciata della chiesa parrocchiale si staccò dal corpo dell’edificio e rimase sbilanciata in avanti, come in un crollo incipiente. Il municipio e altri fabbricati, gravemente danneggiati dalla scossa principale, crollarono in seguito per effetto delle scosse successive. A Fontana alcune case, che già prima del terremoto si trovavano in cattivo stato, crollarono, le chiese e le altre abitazioni riportarono molte lesioni. A Ciglio fu profondamente lesionata la chiesa di San Giacomo. Nel centro abitato di Fango, frazione di Lacco Ameno, ci furono molti crolli di edifici. A Panza, nel territorio di Forio, parecchie case si squarciarono agli angoli delle pareti portanti. Nella chiesa crollò la volta, la facciata fu lesionata e tutti gli archi si distaccarono dalle pareti laterali. Nelle restanti località dell’isola, inclusa la cittadina di Ischia, i danni furono più contenuti: da medio-gravi (grado VII MCS) a leggeri (grado VI MCS). A Ischia, che al tempo aveva 6.600 abitanti, si riscontrarono soltanto danni lievi. A Porto d’Ischia alcune case riportarono fenditure. Danni più seri a Sant’Antuono e a Campagnano, dove le case furono diffusamente lesionate. Fuori dell’isola d’Ischia la scossa fu molto forte a Procida, dove causò leggere lesioni alla chiesa del carcere. A Napoli il terremoto fu sentito distintamente, ma senza danni; in alcune zone della città fu più forte e causò spavento nella popolazione. L’area di risentimento di questo terremoto, il cui ipocentro deve essere stato molto superficiale come è tipico dei terremoti che avvengono nelle aree vulcaniche, è molto limitata: la scossa fu sentita a Pozzuoli e a Salerno e appena percepita a Roma. Alla disastrosa scossa principale seguirono numerose repliche fino alla metà di settembre. Le più intense furono quelle avvertite nei primi sei giorni, soprattutto quelle del 3 agosto, che causarono nuovi danni. Un mese e mezzo più tardi, due nuove scosse avvertite nella notte tra il 21 e il 22 settembre 1883 fecero cadere dei muri già lesionati nella parte alta di Casamicciola.