Dopo un terremoto del III secolo d.C. ricostruito un luogo di culto dedicato al dio Mitra
Lo attesta un’epigrafe ritrovata a Montoro (Umbria)
di Giovanna Bastianelli
La base di una statua in marmo bianco, proveniente dal pianoro sottostante il Castello-Palazzo Patrizi di Montoro (Narni, provincia di Terni), fu riutilizzata forse nella prima metà del III secolo d.C. per incidere una lunga iscrizione. Tale iscrizione, di recente oggetto di studio, testimonia la distruzione a causa di un terremoto di un mitreo, luogo di culto dedicato al dio Mitra, e la sua successiva riedificazione. L’iscrizione ha quindi un doppio valore: scientifico, perché attesta un terremoto in Umbria finora sconosciuto; e culturale perché attesta quale importanza avesse il culto di Mitra in quest’area e in quel periodo.
Chi era Mitra?
Mitra era una divinità di origine persiana, arrivata a Roma intorno alla prima metà del II secolo d.C.Il suo culto è testimoniato da una ricca documentazione monumentale, archeologica ed epigrafica, dovuta per lo più a schiavi, liberti e liberi (molti dei quali impiegati nell’amministrazione di patrimoni pubblici e privati), oltre ai militari garanti della difesa dell’impero.
Il dio Mitra rappresentava la lealtà scambievolmente sancita con la stretta della mano destra (in genere i Romani usavano stringersi l’avambraccio), davanti a un altare fiammeggiante. A Roma Mitra acquisisce l’epiteto di Sole invincibile (SolInvictus) e un culto misterico che, in quanto tale, era solo per iniziati e quindi inaccessibile senza il superamento di particolari prove. I mitrei erano grotte, talvolta naturali, ma per lo più artificiali, quindi ambienti voltati, appartati e nascosti a occhi indiscreti. Si sviluppavano in lunghezza con un corridoio fiancheggiato da banchi laterali (podia o praesepia), sui quali prendevano posto i partecipanti alla cerimonia.La tauroctonia (uccisione rituale di un toro) e tutte le immagini presenti in un mitreo avevano
un valore simbolico connesso all’universo, rappresentato con la Terra al centro e immaginato completamente racchiuso in una sfera stretta dall’equatore celeste e dalla fascia delle costellazioni zodiacali.Gli iniziati al culto di Mitra si muovevano in uno spazio sacro, che era una sorta di
compendio dell’universo, in cui Mitra era Sole e principio propulsore.All’interno del mitreo l’oscurità era rischiarata solo dalle lucerne e dalla fiamma sull’altare e,
tra luce e penombra, il sacerdote svolgeva il rito e gli iniziati consumavano il sacro pasto
per predisporsi a percepire la potenza del dio.
Il mitreo ricostruito dopo un terremoto sconosciuto
L’epigrafe ritrovata a Montoro (forse nei pressi dell’attuale area industriale) testimonia la grande cura profusa per questa ricostruzione da Egnatius Primitivus. Ma dove si trovava il mitreo? Forse a Casuentum, municipio di cui si ignora l’ubicazione, era probabilmente nel territorio di Narni; oppure nella vicina Carsulae, oggi importante area archeologica nei pressi di Terni. E’ quindi nel territorio tra Narni e Terni che deve essere accaduto questo terremoto distruttivo, ancora in gran parte sconosciuto, che fece crollare le volte di un mitreo.