Una lunga sequenza sismica colpì il reggiano e il modenese l’11 marzo 1832 e si protrasse fino al mese di dicembre dello stesso anno.
Il terremoto colpì l’area pianeggiante, a ovest di Reggio Emilia, compresa tra il reggiano e il modenese. Le scosse più forti furono tre: due avvennero il giorno 11 marzo 1832, alle ore 6:55 e alle ore 8:45 GMT ca.; la terza, più forte delle precedenti, avvenne il 13 marzo 1832, alle ore 3.30 GMT ca. e fu preceduta, circa un’ora prima, da una forte scossa avvertita nel reggiano e nel parmense. Crollarono comignoli, ci furono crepe, lesioni, cadute di volte in chiese ed edifici pubblici e religiosi.
La scossa del giorno 11 marzo 1832, delle ore 6:55 GMT ca., causò la caduta di numerosi comignoli a Carpi; fu avvertita fortemente a Modena, Parma e Reggio Emilia.
Lo stesso giorno alle ore 8:45 GMT ca. una seconda forte scossa causò la caduta di circa 40 comignoli e l’apertura di lesioni in alcuni edifici a Parma. Fu fortemente avvertita anche a Modena e a Reggio Emilia.
La scossa del 13 marzo 1832, delle ore 3.30 GMT ca., fu la più forte e raggiunse i massimi effetti nelle località di Bagnolo in Piano, Campegine, Castelnovo di Sotto, Coviolo, San Bernardino, Santa Vittoria e Sesso. La scossa causò crollo di comignoli, danni e lesioni a Reggio Emilia e a Parma. Tra le località danneggiate del reggiano vanno ricordate Bibbiano, Cavriago, Correggio, Quattro Castella e San Polo d’Enza. Nel modenese, a Carpi, crollarono circa 200 comignoli e vi furono danni a numerose abitazioni civili e a edifici pubblici e religiosi; a Modena caddero alcuni comignoli e si aprirono fenditure nelle case.
In totale furono danneggiate 17 località del reggiano, 19 località del parmense e 2 località del modenese. In molti di questi centri furono rilevati danni a numerose chiese parrocchiali.
La scossa causò alcune deformazioni del normale assetto del terreno nelle vicinanze di Castelnovo di Sotto e di Rossena.
L’area di risentimento comprese gran parte dell’Italia settentrionale: fu avvertita a nord a Lugano, in Svizzera, a est a Udine, a sud a Lucca e a ovest a Torino. Le scosse si susseguirono numerose e frequenti per tutto il mese di marzo e nei mesi successivi fino al mese di dicembre 1832.
Nel 1832 l’assetto istituzionale-amministrativo del ducato di Modena era instabile, a causa delle perduranti gravi tensioni sociali e politiche che, l’anno precedente, erano sfociate nei moti insurrezionali capeggiati da Ciro Menotti (1798-1831). A sostegno della reazione ducale contro le insurrezioni, per il successo della quale fu necessaria la mobilitazione delle truppe austriache, intervenne il vescovo di Reggio, Cattani. Il terremoto fu utilizzato a fini propagandistici: in un comunicato del 14 marzo agli abitanti della città e della diocesi il vescovo indicò, come responsabili del terremoto, coloro che non avevano “timore di Dio e del potere costituito”, cioè i rivoluzionari risorgimentali. Il duca Francesco IV d’Este ribadì questa accusa in un suo famoso editto del giorno seguente, nel quale dichiarò che il terremoto era un “segno” di sfavore divino per le ribellioni alle autorità.