Prodigi?
Gli effetti distruttivi del terremoto come segno di punizione
Per il lungo periodo medievale (quasi mille anni) non si rilevano tracce esplicite su come abitare in modo sicuro. La precarietà della vita quotidiana, elaborata entro il pensiero religioso, induceva ad accettare una calamità distruttiva come il terremoto in chiave etica e spirituale. Le distruzioni sismiche erano considerate una punizione necessaria per il ravvedimento morale, per il cattivo operare dell’umanità e per i peccati accumulati. Con i terremoti, tuttavia, morivano anche i giusti e gli innocenti: era una realtà evidente, che veniva spiegata con gli imperscrutabili disegni della Provvidenza.
L’intensa spiritualità e il simbolismo del pensiero religioso medievale ci sono stati trasmessi da testi scritti da monaci, chierici e intellettuali d’ambito ecclesiastico. Il prevalere dei valori religiosi-morali furono generalmente a scapito di un pensiero pratico, volto alla soluzione dei problemi della maggior parte delle popolazioni. L’enorme differenza materiale dell’abitare aveva già segnato un solco in questa visione del mondo, di cui ci sono rimaste le tracce, per così dire, da un solo lato: ossia di chi scriveva abitando in robusti e imponenti edifici monastici ed ecclesiastici, costruiti per sfidare i secoli. La maggior parte della popolazione viveva in case costruite con tecniche edilizie povere, dividendo spesso con gli animali un misero riparo.