La resilienza individuale
Risorse per le soluzioni vitali
Spesso si confonde la resilienza con la capacità di resistenza a un dramma o a un disastro, personale o collettivo. Ma la resilienza è qualcosa di più: quali dinamiche peculiari mette in moto dal punto di vista psicologico individuale? E’ un concetto nuovo e importante anche in relazione ai disastri di origine naturale.
Ne parliamo con Ilaria Ponzi, psicologa, che da anni porta avanti sul campo un’approfondita ricerca sulla resilienza individuale. Ha messo a punto fra l’altro un metodo di sostegno psicologico alla scrittura autobiografica, finalizzato all’elaborazione
dei vissuti traumatici.
I disastri sono una sorta di banco di prova per una società, ma soprattutto per gli individui che fanno parte di una comunità colpita.
Come definisce in poche parole il concetto di resilienza in psicologia?
La resilienza è la capacità dell’individuo di passare attraverso vissuti ed eventi traumatici senza destrutturarsi psicologicamente. La resilienza è strettamente legata con la capacità di attingere alle proprie risorse psicologiche profonde per ritrovare equilibrio, soluzioni e strategie. Essa nasce da ciò che Carl Rogers (1942) chiama “tendenza attualizzante”.
La tendenza attualizzante è presente in ogni organismo vivente, essa è una forza, un’energia, diretta allo sviluppo delle capacità utili al mantenimento dell’organismo stesso, alla sua autoregolazione e autorealizzazione. Oltre ad essere una spinta vitale innata è anche il fondamento della motivazione e del cambiamento, la scintilla da cui sboccia l’evoluzione dell’uomo e della specie.
In che termini il concetto di resilienza può essere applicabile alle persone in situazione di emergenza?
Oltre alla resilienza individuale, c’è anche una resilienza propria dei gruppi e delle comunità. Essa ha sostanzialmente la stessa natura della resilienza personale, ma si basa sulle relazioni tra gli individui.
Gli eventi che pongono la comunità in uno stato di emergenza, avranno differenti livelli di impatto distruttivo sul piano sociale, anche a seconda del livello di resilienza comunitaria.
E’ possibile aiutare le persone e le comunità ad attingere più efficacemente alla loro capacità di resilienza. E inoltre, studiando le reti sociali all’interno di una comunità,
si possono operare delle forme di sostegno preventivo finalizzate alla resilienza.
Un approccio di questo tipo richiede più mezzi, ossia è più costoso, di quello tradizionale?
No. E’semplicemente un lavoro di tipo diverso. Richiede una breve formazione specifica da parte degli operatori coinvolti nei soccorsi; e lavorare sulla prevenzione, anche con la stesura di mappe di topografia sociale, alle quale poter fare riferimento.