I Terremoti in Italia e approfondimenti sull’Umbria
8 OTTOBRE 2014
Quattro termini chiave per cambiare il futuro: pericolosità, rischio, probabilità e prevenzione. Sono parole a cui la cultura corrente e i mass media non sempre danno un significato univoco: le prime due sono addirittura usate come sinonimi; la probabilità è invece spesso scambiata per previsione e la prevenzione sembra indicare solo un settore tecnico per addetti ai lavori. Ma le cose stanno diversamente, e solo la conoscenza precisa dei significati e dei settori di ricerca che sono coinvolti in questi temi consente di diventare protagonisti, ossia di non ricevere informazioni non corrette o lacunose, ma al contrario di aprire un dialogo e un contatto diretto con ambiti della ricerca così decisivi per il futuro. Come?
Se ne è parlato a Spoleto, mercoledì 8 ottobre, con due ricercatori noti a livello internazionale: Gianluca Valensise dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, geologo ed esperto di pericolosità e di rischio, ed Emanuela Guidoboni, storica dei terremoti e dell’Ambiente. L’incontro è stato organizzato dall’Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali (ANISN), nell’ambito della Settimana di incontri formativi sul Pianeta Terra, in collaborazione con il Centro euro-mediterraneo di documentazione Eventi Estremi e Disastri (EEDIS) e con l’Assessorato all’Istruzione. Era infatti presente anche la Prof. Maria Elena Bececco, vicesindaco di Spoleto, con delega alla Scuola. La consapevolezza della pericolosità di origine naturale, in particolare quella sismica, può diventare la base di una nuova cultura della sicurezza per un territorio come quello dell’Umbria, che subisce un disastro simico in media ogni 20 anni. Una statistica che si avvantaggia di una serie storica di almeno sei secoli e di una storia territoriale ampiamente documentata, riguardante le vicende che hanno coinvolto i centri abitati e i monumenti nelle distruzioni e nelle ricostruzioni: una storia assai poco nota e che nessun manuale insegna. La media nazionale italiana, ovviamente più alta, è di un disastro simico ogni 4-5 anni negli ultimi 150 anni: non solo tragedie di intere comunità, costi sociali e culturali altissimi, ma anche costi monetari che continuiamo a pagare tutti. Infatti il costo medio annuo delle ricostruzioni per il periodo 1968-2002 è di 4,5 miliardi di Euro, ma non sono ancora compresi i costi dei danni dell’Aquila e dell’Abruzzo per il terremoto del 2009 e quelli dell’Emilia per i due terremoti del maggio 2012. Un disastro sismico quindi ci riguarda tutti, non solo come evento emotivamente coinvolgente ma anche come causa di costi crescenti. La conoscenza dei risultati e degli orientamenti scientifici più qualificati dovrebbe far parte di un dialogo sociale in cui l’approccio scientifico-tecnico e quello storico-culturale possono diventare il perno di una divulgazione autorevole, chiara e diretta, fatta da esperti del mondo della ricerca specialistica. La scuola può così diventare un luogo in cui si trasmettono dati precisi e aggiornati, forniti dagli istituti di ricerca e dagli esperti. Un carattere di questo incontro, già sperimentato da alcuni anni anche a Spoleto, è di essere aperto a domande e curiosità del pubblico, che ha potuto interagire direttamente con gli esperti presenti su casi concreti riguardanti l’Italia e l’Umbria.